martedì 31 gennaio 2012

Per conoscere bisogna estraniarsi dall'oggetto dell'indagine, è per questo che conoscere sé stessi è così difficile

Riflessi d'acqua
Per conoscere bisogna estraniarsi dall'oggetto dell'indagine, è per questo che conoscere sé stessi è così difficile

IL CORAGGIO DI DIRE..."NO"! Quando venne scattata questa foto, ad Amburgo nel 1936, durante la cerimonia per il varo di un veliero, August Landmesser aveva già avuto problemi col partito nazista che lo aveva condannato a due anni di lavori forzati, per aver sposato una donna ebrea ed aver avuto, con lei, due figlie. Nella foto, si distingue chiaramente August, le braccia conserte, mentre si rifiuta di tendere il braccio nel saluto ad Hitler, che presenziava alla cerimonia. Si ignora quale sia stata la sorte di quest'uomo. Quello che sappiamo per certo è che le due figlie sopravvissero, ed una di loro, nel 1991, riconobbe per caso il padre, in questa vecchia foto pubblicata da una rivista in quell'anno.

IL CORAGGIO DI DIRE..."NO"!

Quando venne scattata questa foto, ad Amburgo nel 1936, durante la cerimonia per il varo di un veliero, August Landmesser aveva già avuto problemi col partito nazista che lo aveva condannato a due anni di lavori forzati, per aver sposato una donna ebrea ed aver avuto, con lei, due figlie.
Nella foto, si distingue chiaramente August, le braccia conserte, mentre si rifiuta di tendere il braccio nel saluto ad Hitler, che presenziava alla cerimonia.
Si ignora quale sia stata la sorte di quest'uomo. Quello che sappiamo per certo è che le due figlie sopravvissero, ed una di loro, nel 1991, riconobbe per caso il padre, in questa vecchia foto pubblicata da una rivista in quell'anno.

L'Uomo che disse 'no' a Hitler: Uno Scatto, un Simbolo "Io no". E le braccia rimasero incrociate sul petto, tra quel mare di saluti nazisti che, nella foga dell’entusiasmo o dello zelo, addirittura si incrociavano e sbattevano l’uno contro l’altro, cercando uno spiraglio, una strada verso il palco dove si celebrava una parata della Germania hitleriana. "Io no", e a quell’operaio perso nella folla degli adepti il gesto costò carissimo. "Io no", e questa fotografia scattata il 13 giugno 1936 ai cantieri navali Blohm e Voss di Amburgo, durante il varo di una nave da guerra, è un balsamo sulla coscienza tedesca, la testimonianza di una rivolta silenziosa, la prova che non tutti furono “volenterosi carnefici”. "Io no": il frammento del versetto del vangelo di Matteo (26:33, “anche se tutti, io no”) che una delle coscienze critiche liberali della Germania del dopoguerra, Joachim Fest, scelse come titolo dell’autobiografia ricordando il padre antinazista, avrebbe potuto risuonare sulle labbra dell’operaio August Landmesser, classe 1910, l’eroe della foto. Eroe per amore: iscritto al partito nazista, ne uscì nel 1935 dopo che il municipio di Amburgo aveva rifiutato di registrare il suo matrimonio con la fidanzata rimasta incinta: la 22enne Irma Eckler, ebrea. Le leggi razziali non infransero il legame: la coppia ebbe due figlie, Ingrid nell’ottobre 1935 e Irene nell’agosto 1937. Tra una nascita e l’altra, Landmesser fu incarcerato due volte per aver “disonorato la razza”. Le bambine non ricevettero il suo cognome. Nel 1938, poiché la relazione continuava, l’operaio finì nel campo di concentramento di Börgermoor, mentre Irma fu arrestata dalla Gestapo e rinchiusa prima a Fuhlsbüttel, un lager a nord di Amburgo, poi a Oranienburg e a Ravensbrück, nomi tristemente noti dell’orrore concentrazionario nazista. Delle figlie, la maggiore fu affidata alla nonna, e Irene a un’orfanotrofio, poi a lontani parenti. Uscito di carcere nel 1941, Landmesser fu inviato al lavoro coatto, poi sul fronte russo in un battaglione di disciplina. Dato per disperso, è probabilmente caduto il 17 ottobre 1944. Irma Eckler morì, forse il 28 aprile 1942, nell’istituto sanitario di Bernburg, dove i nazisti praticavano l’eutanasia sui malati di mente: in 14mila furono eliminati con il gas. Ed ecco che da questo allucinante racconto riemerge la figura della figlia minore, Irene Eckler. Irene, a differenza della sorella, scelse di mantenere il cognome della madre anche dopo che, nel 1951, il senato di Amburgo aveva finalmente riconosciuto il matrimonio tra i suoi genitori. 

La foto che vedete in questa pagina è un suo sogno, o forse un suo miraggio. L’immagine fu ritrovata nel 1991 e pubblicata da Die Zeit. Il giornale chiedeva: chi sa dirci chi è quel coraggioso che rifiuta il saluto nazista? Irene credette di riconoscere il padre. Anzi, ne fu sicura: il luogo, il cantiere di lavoro, coincidono. Che l’uomo delle foto sia davvero August Landmesser, ancora oggi non è affatto certo. Ma quello che conta è il simbolo. Un simbolo mondiale, certo: una foto famosa che con l’avvento di internet ha ripreso a girare il mondo, riaffiorando di tanto in tanto come di recente su El Mundo. E un simbolo per la Germania di oggi: angosciata da nuove xenofobie e dal rafforzarsi dei gruppi di estrema destra, imbarazzata per quanto riemerge dagli archivi della Guerra fredda sul reclutamento e la copertura da parte di Bonn di spioni e criminali nazisti. August Landmesser è un individuo in una folla. È tutto quello che oggi ci serve. "Io no". - da The Pollo Web


L’immagine è famosissima. In una folla di mani alzate nel saluto nazista, c’è una persona che si rifiuta di fare il gesto, e rimane a braccia conserte. Non tutti sanno il motivo di questa sua scelta. E non tutti conoscono la fine che avrebbe fatto quell’uomo.
Si chiamava August Landmesser, era nato ad Amburgo nel 1910. Era entrato nel partito nazista nel 1931, pensando che lo avrebbe facilitato a trovare lavoro. Rimase iscritto per diversi anni. Poi, un giorno, si innamorò.
Irma Eckler, la donna della sua vita, era ebrea. Landmesser le propose di sposarlo nel 1935, ma la cosa non era più possibile. In nome della salvaguardia della razza, le leggi di Norimberga, promulgate proprio in quell’anno, impedivano l’unione di sangue tedesco con quello di razze inferiori. Erano proibiti il matrimonio e le relazioni extraconiugali con appartenenti alla razza ebraica (cosa poi estesa ai neri e ai rom).
La richiesta di Landmesser di sposarsi con Irma Eckler rese nota la sua relazione. Fu espulso dal partito nazista, con la perdita di tutti i vantaggi che aveva acquisito fino ad allora. Ma Landmesser non abbandonò Irma. Abbandonò i nazisti.
L’anno seguente la coppia (non sposata) ebbe una figlia, la piccola Ingrid. Mentre Irma era ancora incinta, ad Amburgo venne battezzata una nuova nave, la Horst Wessel (che è ancora in uso, ed è di proprietà americana). Era un evento importante, perché era presente lo stesso Hitler. Fu in quell’occasione (e in quella selva di saluti) che venne scattata la fotografia. Landmesser era presente, ma non alzò il braccio.
Nel 1937 decise di fuggire dalla Germania e andare in Danimarca, ma venne fermato sul confine, accusato di aver infranto la legge (sempre quella di Norimberga), di aver umiliato il popolo tedesco e inquinato il sangue della razza superiore. Venne arrestato per un anno, poi fu rilasciato: ma doveva smettere di frequentare Irma (almeno: così gli fu ordinato).
Landmesser se ne infischiò. Tornò da Irma e fu arrestato una seconda volta nel 1938. La punizione fu più dura. Mandato in un campo di concentramento, a Borgemoor, rimase prigioniero per due anni. Irma venne rinchiusa in una prigione femminile, dove partorì Irene, la seconda figlia. Secondo le ricostruzioni, Irma morì nel 1942, dopo essere stata mandata nel “centro di eutanasia femminile” . Il riconoscimento legale della morte arriverà solo nel 1949, quando la Germania era piegata a fare i conti (e il conto) della guerra perduta.
Landmesser, quando morì Irma, aveva lasciato Borgemoor già da un anno. Nel 1941 lavorò come operaio per le ferrovie. Poi fu costretto ad entrare nell’esercito e partecipare alla guerra. Morì pochi anni dopo, in Croazia, durante un attacco militare, e il suo corpo non fu più trovato. A livello legale fu dichiarato morto, anche lui, solo nel 1949. Della coppia restarono vive le figlie.
Ma la storia non finì lì. A titolo simbolico, e come forma di risarcimento morale (oltre che di riparazione impossibile del passato), nel 1951 il senato di Amburgo decise di riconoscere il matrimonio tra August Landmesser e Irma Eckler, a distanza di 16 anni e dopo una Guerra Mondiale. Più o meno, anche quello fu un saluto mai dato.

Fonte: Linkiesta.it


Conoscere e Comprendere. Il conoscere, cioè l'addentrarsi nello sconosciuto, ci mette in crisi, scombina le nostre conoscenze precedenti. Il comprendere, invece, significa sistemare, fissare tutto in una cornice precisa. Operazione quest'ultima senz'altro necessaria ma rischiosa in quanto indicativa di un meccanismo di autoconservazione.


Il conoscere, cioè l'addentrarsi nello sconosciuto, ci mette in crisi, scombina le nostre conoscenze precedenti. Il comprendere, invece, significa sistemare, fissare tutto in una cornice precisa. Operazione quest'ultima senz'altro necessaria ma rischiosa in quanto indicativa di un meccanismo di autoconservazione.

Ramtha. Sapete cos’è un sistema di credenze? Esso è costituito dalle vostre malattie, dalle vostre paure, dalle vostre insicurezze. Dai vostri dogmi, dai vostri ideali, dai vostri giudizi. E voi vi aggrappate ad essi! Perché? Perché essi costituiscono la vostra identità. Voi pensate che se non aveste il vostro sistema di credenze, non sapreste più chi siete

Umani in Divenire
Sapete cos’è un sistema di credenze? Esso è costituito dalle vostre malattie, dalle vostre paure, dalle vostre insicurezze. Dai vostri dogmi, dai vostri ideali, dai vostri giudizi. E voi vi aggrappate ad essi! Perché? Perché essi costituiscono la vostra identità. Voi pensate che se non aveste il vostro sistema di credenze, non sapreste più chi siete
Ramtha

Patrizio Barbaro. L’occhio guarda, per questo è fondamentale. È l’unico che può accorgersi della bellezza. La visione può essere simmetrica lineare o parallela in perfetto affiancamento con l’orizzonte. Ma può essere anche asimmetrica, sghemba, capricciosa, non importa, perché la bellezza può passare per le più strane vie, anche quelle non codificate dal senso comune. E dunque la bellezza si vede perché è viva e quindi reale. Diciamo meglio che può capitare di vederla. Dipende da dove si svela. Ma che certe volte si sveli non c’è dubbio [...]. Il problema è avere occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono, nemmeno l’ordito minimo della realtà. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio




«L’occhio guarda, per questo è fondamentale. È l’unico che può accorgersi della bellezza. La visione può essere simmetrica lineare o parallela in perfetto affiancamento con l’orizzonte. Ma può essere anche asimmetrica, sghemba, capricciosa, non importa, perché la bellezza può passare per le più strane vie, anche quelle non codificate dal senso comune. E dunque la bellezza si vede perché è viva e quindi reale. Diciamo meglio che può capitare di vederla. Dipende da dove si svela. Ma che certe volte si sveli non c’è dubbio [...]. Il problema è avere occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono, nemmeno l’ordito minimo della realtà. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio».

Patrizio Barbaro


"L’occhio guarda, per questo è fondamentale.
È l’unico che può accorgersi della bellezza.
La bellezza può passare per le più strane vie, anche quelle non codificate dal senso comune.
E dunque la bellezza si vede perché è viva e quindi reale.
Diciamo meglio che può capitare di vederla.
Dipende da dove svela.
Il problema è avere occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono, nemmeno l’ordito minimo della realtà.
Occhi chiusi. Occhi che non vedono più.
Che non sono più curiosi.
Che non si aspettano che accada più niente.
Forse perché non credono che la bellezza esista.
Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio."
Patrizio Barbaro


Su Internet ci sono molti che attribuiscono le due citazioni che seguono a Pier Paolo Pasolini, ma è un errore, sono parole scritte da Patrizio Barbaro.
“L’occhio guarda per questo è fondamentale. È l’unico che può accorgersi della bellezza.
La visione può essere simmetrica, lineare o parallela, in perfetto allineamento con l’orizzonte. Ma può essere anche asimmetrica, sghemba, capricciosa, non importa, perché la bellezza può passare per le più strane vie anche quelle codificate dal senso comune. E dunque la bellezza si vede perché è viva e quindi reale. Diciamo meglio che può capitare di vederla dipende da dove si svela. Ma che certe volte si sveli, non c’è dubbio.
Ecco perché bisogna stare dalla parte dell’occhio, l’occhio che osserva scruta i dettagli e l’orizzonte insieme, vede le piccole e le grandi cose, il gesto minimo e l’azione prolungata”
"E la cecità allora? No, la cecità non è un problema, almeno fino ad un certo punto. Il cieco vede gli odori, riconosce i movimenti dell’aria, si accorge con la sua sensibilità. Perché la bellezza quando appare, sposta tutti i sensi e si sa anche far ascoltare. No, la cecità non è un problema.
Il problema è avere occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono, nemmeno l’ordito minimo della realtà. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esiste. Ma sul deserto delle nostre strade, Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio."
Grazie





Stig Dagerman. Il nostro bisogno di consolazione. Non possiedo una filosofia in cui potermi muovere come l'uccello nell'aria e il pesce nell'acqua. Tutto quello che possiedo è un duello, e questo duello viene combattuto in ogni istante della mia vita tra le false consolazioni, che solo accrescono l'impotenza e rendono più profonda la mia disperazione, e le vere consolazioni, che mi guidano a una temporanea liberazione. Dovrei forse dire: la vera consolazione, perché a rigore non c'è per me che una sola vera consolazione, e questa mi dice che sono un uomo libero, un individuo inviolabile, una persona sovrana entro i miei limiti.

Non possiedo una filosofia in cui potermi muovere come l'uccello nell'aria e il pesce nell'acqua. Tutto quello che possiedo è un duello, e questo duello viene combattuto in ogni istante della mia vita tra le false consolazioni, che solo accrescono l'impotenza e rendono più profonda la mia disperazione, e le vere consolazioni, che mi guidano a una temporanea liberazione. Dovrei forse dire: la vera consolazione, perché a rigore non c'è per me che una sola vera consolazione, e questa mi dice che sono un uomo libero, un individuo inviolabile, una persona sovrana entro i miei limiti.
Stig Dagerman, Il nostro bisogno di consolazione, Iperborea 1991, pag. 21

lunedì 30 gennaio 2012

T. Dethlefsen / R. Dalke. La nostra ombra ci infonde paura. Questo non deve meravigliare, in quanto essa consiste esclusivamente di tutte quelle parti di realtà che abbiamo allontanato il più possibile da noi. L'ombra è la somma di tutto ciò che noi crediamo fermamente che dovrebbe essere eliminato dal mondo affinchè il mondo possa essere bello e sano. Ma le cose stanno esattamente all'opposto: l'ombra contiene tutto ciò che il mondo - il nostro mondo - ha bisogno di avere per sanarsi. L'ombra ci rende malati in quanto ci manca la sua presenza per poter essere interamente sani.

L'uomo ha, in genere, molte pretese nei confronti della vita e del proprio destino.
Si comporta come se avesse il diritto che tutto gli andasse bene: essere ricco, sano e felice.
Che cosa dà all'uomo il diritto di avere simili pretese?
Thorwald Dethlefsen, "Il Destino come scelta"


L’osservazione del proprio mondo esterno e degli eventi coi quali si viene confrontati è uno dei metodi migliori per conoscere se stessi, perché tutto quello che nel mondo esterno disturba indica semplicemente che non si è conciliati in se stessi col principio analogo.
Thorwald Dethlefsen, "Il Destino come scelta"


La nostra ombra ci infonde paura. Questo non deve meravigliare, in quanto essa consiste esclusivamente di tutte quelle parti di realtà che abbiamo allontanato il più possibile da noi
L'ombra è la somma di tutto ciò che noi crediamo fermamente che dovrebbe essere eliminato dal mondo affinchè il mondo possa essere bello e sano. Ma le cose stanno esattamente all'opposto: 
l'ombra contiene tutto ciò che il mondo - il nostro mondo - ha bisogno di avere per sanarsi
L'ombra ci rende malati in quanto ci manca la sua presenza per poter essere interamente sani.
Thorwald Dethlefsen / R. Dalke



Parliamo di amore quando un altro riflette una zona d’ombra che noi ameremmo rendere consapevole dentro di noi, e parliamo invece di odio quando qualcuno riflette un livello molto profondo della nostra ombra, un livello che non vorremmo incontrare in noi. [...] più grandi sono i contrasti, più le persone si attirano, perché ognuno ama l’ombra dell’altro.
Thorwald Dethlefsen, “Malattia e destino”




"L’uomo deve smettere di lottare e imparare invece che cosa ha da dirgli la malattia
Il paziente deve guardare dentro di sé ed entrare in comunicazione coi propri sintomi, se proprio vuole conoscerne il messaggio. Deve essere pronto a mettere in discussione tutto ciò che pensa di se stesso e a integrare consapevolmente quello che il sintomo cerca di fargli capire a livello fisico.
La guarigione è sempre collegata ad una dilatazione di coscienza e ad una maturazione
Se il sintomo è sorto perché una componente dell’ombra è precipitata nel corpo e lì si è manifestata, così la guarigione è il processo inverso: il principio del sintomo viene portato a livello di coscienza e redento quindi dalla propria esistenza materiale." 

L’infezione
La persona che non è disponibile a portare a livello di coscienza i propri conflitti, a elaborarli e gradualmente a superarli, è destinata a vedere i conflitti scendere a livello materiale, rendendosi visibili sotto forma di infiammazione. Ogni infezione è un conflitto divenuto materia. Le conflittualità (con tutti i loro dolori e i loro pericoli) evitate nella psiche si fanno strada nel corpo e si manifestano come infiammazioni.

L’allergia
Negli allergici la giusta difesa viene portata agli estremi. L’allergico si costruisce un’armatura e vede nemici dappertutto. […] l’allergia è espressione di forte difesa e aggressività repressa nel corpo. L’allergico ha problemi con la propria aggressività, che però in genere non ammette di avere e quindi neppure vive consapevolmente."
Thorwald Dethlefsen, 1946/1910, psicoterapeuta, esoterista e letterato tedesco, Malattia e Destino









A. Pietrangeli. Manuale di risveglio. Molte delle barriere che subiamo, derivano anche da ricordi di qualche nostra esperienza passata che "secondo noi" non è andata nel modo giusto, ad esempio ci siamo molto giudicati. Questo perfido meccanismo si protrae fino a contenerci completamente e ci tarpa le ali sulle nuove iniziative. Realmente però nessuno tiene un fucile puntato contro di noi. Solo le nostre convinzioni lo fanno.



Molte delle barriere che subiamo, derivano anche da ricordi di qualche nostra esperienza passata che "secondo noi" non è andata nel modo giusto, ad esempio ci siamo molto giudicati. Questo perfido meccanismo si protrae fino a contenerci completamente e ci tarpa le ali sulle nuove iniziative. Realmente però nessuno tiene un fucile puntato contro di noi. Solo le nostre convinzioni lo fanno. Sviscerare allora quel blocco, quell'evento (se esiste) o quel rapporto, ci fa iniziare un allenamento sulla fiducia, sull’affidarci a noi stessi diventando il nostro costante riferimento. Le prove che iniziamo a compiere sono permeate di entusiasmo. Il giusto filtro ci fa fidare di noi stessi e questa è la strada per far diventare la nostra vita un capolavoro. Con la creatività! 
Non appena usciamo dal subire ed entriamo nel fare.
A. Pietrangeli. Manuale di risveglio




Al-Arabî ad-Darqâwî. Mistico Sufi. L’anima è una cosa immensa; essa è tutto il cosmo perché ne è la copia. Tutto quanto è nel cosmo si ritrova anche nell’anima, e parimenti tutto quanto è nell’anima si ritrova nel cosmo. È dunque certo che chi domina l’anima domina il cosmo, mentre chi ne è dominato è ineluttabilmente dominato dal cosmo intero.

Fu chiesto a Shibli: ''Chi ti avviò al Sentiero?''
''Un cane'' egli rispose. ''Un giorno lo vidi moribondo per la sete, vicino a dell'acqua. Ogni volta che si vedeva riflesso nell'acqua si spaventava e si tirava indietro, perchè pensava che ci fosse un altro cane. Infine fu tale il suo bisogno che scacciò la paura e balzò nell'acqua, al che l'altro cane svanì. Il cane si accorse che l'ostacolo, che poi era lui stesso, la barriera fra lui e quanto cercava si era dissolto. In modo analogo anche il mio ostacolo svanì quando seppi che si trattava di quello che io ritenevo essere me stesso. La Via mi fu dunque mostrata dal comportamento di un cane.''
Idries Shah,  La strada del Sufi

"Un antico proverbio indiano dice che ognuno di noi è una casa con quattro stanze: una fisica, una mentale, una emotiva e una spirituale.
La maggior parte di noi tende a vivere in una stanza gran parte del tempo.
Ma finché non andremo in ogni stanza, ogni giorno, anche solo per arieggiarla, noi non saremo persone complete."
Rumer Godden


Si consideri poi: secondo me ogni essere umano è composto di quattro parti: una spirituale, due materiali, una globale. Spirituale è l’anima, goccia dell’Oceano infinito che è Dio; materiali sono il corpo e la psiche, la quale si pone come un porte di collegamento tra l’anima e il corpo; globale è l’ambiente, che pur esso interferisce, condiziona, insegna e dirige l’essere umano. Quattro parti legate fra di loro in un tutto sinergico assolutamente compatto. Simbolo evidente del coinvolgimento del singolo col globale, e invito alla parsimonia e al rispetto della natura al fine di non sfruttarla di là dalle necessità individuali è, nell'Îslâm, l'obbligo del digiuno durante il mese di ramadhân, uno dei cinque pilastri della religione. Ed ecco invece che, nella Cultura del Consumismo, l'attacco alla natura è andato di pari passo con l'attacco alla naturale spiritualità dell'essere umano, e la conseguenza è un aumento delle cardiopatie, dei tumori, soprattutto delle devianze psichiche e delle aberrazioni psicotiche che sempre più sottolineano la vita umana nei paesi industrializzati.”
Gabriel Mandel Khan, khalifa sufi


Solitudine nella folla. In tutta la tua attività diretta all'esterno, resta internamente libero.
Impara a non identificarti con alcuna cosa.
Aforisma Sufi

Capire appartiene alla testa; la comprensione è una cosa più profonda, che viene dal cuore.
E se è totale, è ancora più profonda, appartiene all'essere. Quando capisci qualcosa, allora devi fare qualcosa al riguardo. Quando comprendi, non hai bisogno di fare nulla; la comprensione stessa è sufficiente per cambiarti. 
Osho|


Un racconto hasidico:
Un contadino povero, nel rincasare la sera tardi dal mercato, si accorse di non avere con se' il suo libro di preghiere.
Al suo carro si era staccata una ruota in mezzo al bosco ed egli era angustiato al pensiero che la giornata finisse senza aver recitato le preghiere.
Allora prego' in questo modo:
"Ho commesso una grave sciocchezza, Signore. Sono partito da casa questa mattina senza il mio libro di preghiere e ho cosi' poca memoria che senza di esso non riesco a formulare neppure un'orazione.
Ma ecco che cosa faro': recitero' molto lentamente tutto l'alfabeto cinque volte e tu, che conosci ogni preghiera, potrai mettere insieme le lettere in modo da formare le preghiere che non riesco a ricordare".

Disse allora il Signore ai suoi angeli:
"Di tutte le preghiere che oggi ho sentito, questa e' senz'altro la piu' bella, perche' e' nata da un cuore semplice e sincero".
Tratto da: La preghiera della rana. Saggezza popolare dell'Oriente. 1 - Autore Anthony De Mello - Edizioni Paoline

Un libro sul misticismo Sufi:
La leggenda delle sabbie.
Un fiume,
dalla sorgente sulle montagne lontane,
dopo aver attraversato paesaggi di ogni genere e forma,
raggiunse alla fine le sabbie del deserto.
Come aveva superato ogni altro ostacolo,
il fiume cercò di superare anche questo,
ma correndo nella sabbia s'accorse che le sue acque scomparivano.

Era comunque convinto che il suo destino
fosse di attraversare questo deserto,
anche se non c'era mezzo per farlo.
Allora una voce nascosta, che veniva dal deserto stesso, bisbigliò:
"Il vento attraversa il deserto, così può farlo il fiume".

Il fiume obiettò che si era lanciato con forza nella sabbia
con l'unico risultato di esserne assorbito,
mentre il vento poteva volare
e per questo riusciva ad attraversare il deserto.
"Lanciandoti con violenza come sei abituato a fare,
non andrai mai dall'altra parte:
potrai scomparire e diventare un acquitrino.
Devi lasciare che il vento ti trasporti dall'altra parte,
alla tua meta".

"Ma come può accadere?"
"Lasciandoti assorbire dal vento."
Il fiume non poteva accettare un'idea simile.
Dopotutto non era mai stato assorbito prima.
Non voleva perdere la sua individualità.
E una volta persa,
come poteva sapere se l'avrebbe mai riacquistata?

"Il vento" disse la sabbia "ha questa funzione.
Solleva l'acqua verso l'alto, la trasporta oltre al deserto,
quindi la lascia ricadere.
Cadendo come pioggia, l'acqua diventerà di nuovo un fiume."

"Come posso essere sicuro che questo è vero?"
"E' così e, se non ci credi,
non diventerai altro che acquitrino,
e anche in questo caso potrebbero volerci molti, molti anni;
e di certo non sarai mai più un fiume."

"Ma non posso restare lo stesso fiume che sono ora?"

"In nessun caso potresti" disse il sussurro.

"La tua parte essenziale viene trasportata lontano
e forma di nuovo un fiume.
Anche oggi vieni chiamato "fiume"
perché non sai quale parte in te è quella essenziale."

Nel sentire questo,
nei pensieri del fiume iniziarono a risuonare echi lontani.
Vagamente,
ricordò uno stato in cui lui
- oppure era una parte di lui? -
era stato portato nelle braccia di un vento.
E ricordò anche
- oppure l'aveva fatto? -
che quella era la cosa reale da fare,
anche se non necessariamente la più ovvia.

Per cui il fiume levò il suo vapore nelle braccia accoglienti del vento,
che dolcemente e con semplicità
lo fece salire verso l'alto e lo portò lontano,
per poi lasciarlo cadere delicatamente,
non appena raggiunsero la cima di una montagna,
molte, moltissime miglia più in là.

E poiché aveva avuto questi dubbi,
il fiume era in grado di ricordare e conservare
in modo più vivo nella sua mente i dettagli dell'esperienza.

Egli rifletteva:
"Si, ora ho appreso la mia vera identità".

Il fiume stava imparando.
Ma le sabbie sussurravano: "Noi sappiamo,
perché lo vediamo accadere giorno dopo giorno;
e perché noi, le sabbie,
ci estendiamo senza interruzione dal fiume fino alla montagna".

Per questo è detto
che il cammino lungo il quale il fiume della vita
deve continuare il suo viaggio
è scritto nelle sabbie.

Osho. La leggenda delle sabbie



L'UOMO DALLA VITA INSPIEGABILE. 
C'era una volta un uomo di nome Mojud, che viveva in una città dove occupava un posto di piccolo funzionario, e aveva tutte le probabilità di finire i suoi giorni come Ispettore dei Pesi e Misure. Un giorno, mentre passeggiava nei giardini di un vecchio edificio vicino a casa sua, Khidr - la misteriosa guida dei sufi - gli apparve avvolto in un manto verde scintillante e gli disse: "Uomo dal brillante avvenire! Lascia il tuo lavoro. Ti do appuntamento fra tre giorni in riva al fiume". Poi scomparve. Tutto trepidante, Mojud andò dal suo superiore e gli annunciò che doveva partire. Presto la notizia si sparse in tutta la città. Tutti dicevano: "Povero Mojud! È diventato matto". Tuttavia, dato che c'erano molti candidati al suo posto, finirono ben presto per dimenticarsi di lui. Il giorno stabilito, Mojud incontrò Khidr, che gli disse: "Strappati i vestiti e buttati nel fiume. Forse qualcuno ti salverà". Mojud ubbidì, chiedendosi se non fosse diventato pazzo. Dato che sapeva nuotare, non annegò, ma andò alla deriva per un po' di tempo, prima di essere tratto in salvo da un pescatore. Mentre questi lo caricava sulla sua barca, gli gridò: "Uomo insensato! La corrente è molto forte da queste parti. Che diavolo stavi cercando di fare?". "In verità, non lo so", rispose Mojud. "Sei pazzo!", disse il pescatore; "ti ospiterò egualmente nella mia capanna in riva al fiume e poi vedremo che si può fare per tè". Quando si rese conto che Mojud era raffinato nel parlare, si fece insegnare a leggere e a scrivere. In cambio, il pescatore provvide al sostentamento di Mojud, che lo aiutò nel suo lavoro. Alcuni mesi dopo, Khidr apparve di nuovo, questa volta ai piedi del letto di Mojud, e gli disse; "Ora alzati e lascia questo pescatore. Non ti mancherà nulla". Mojud lasciò immediatamente la capanna vestito da pescatore e camminò senza meta finché non giunse a una strada maestra. Allo spuntar dell'alba vide un contadino sul dorso di un asino che andava al mercato. "Cerchi lavoro?", gli chiese il contadino, "perché ho bisogno di un uomo che mi aiuti a portare qualche provvista". Mojud lo seguì. Lavorò al servizio del contadino per quasi due anni, durante i quali imparò molto sull'agricoltura, ma quasi nulla su altre cose. Un pomeriggio, mentre stava confezionando delle balle di lana, Khidr gli apparve: "Lascia questo lavoro, cammina fino alla città di Mossul e con i tuoi risparmi stabilisciti come mercante di pelli". Mojud ubbidì. A Mossul divenne presto un apprezzato mercante di pelli, e passarono tre anni durante i quali esercitò il suo mestiere senza mai vedere Khidr. Aveva messo da parte una considerevole somma di denaro e progettava già di comprare una casa, quando Khidr gli apparve dicendo: "Dammi il tuo denaro, lascia questa città e incamminati verso la lontana Samarcanda, dove lavorerai per un droghiere". Ed è ciò che Mojud fece. Poco tempo dopo cominciò a manifestare inconfondibili segni di illuminazioneGuariva i malati e si prodigava in cure e in consigli, sia al negozio che durante il tempo libero. La sua conoscenza dei misteri aumentava di giorno in giorno. Andavano a trovarlo funzionari, filosofi, e molti altri ancora, e gli chiedevano: "Con chi hai studiato?". "È difficile dirlo", rispondeva Mojud. I suoi discepoli gli chiedevano: "Come hai iniziato la tua carriera?". "Come semplice funzionario". "E hai abbandonato il tuo lavoro per dedicarti all'auto-mortificazione?". "No, ho semplicemente abbandonato il mio lavoro". Gli altri non capivano. Alcuni lo avvicinavano perché volevano scrivere la sua biografia. "Che hai fatto nella vita?", gli chiedevano. "Mi sono buttato in un fiume, sono diventato pescatore, poi ho lasciato la capanna nel bei mezzo di una notte. Dopodiché sono diventato contadino Mentre stavo facendo delle balle di lana ho cambiato i miei programmi e sono partito per Mossul, dove sono diventato un mercante di pelli. Ho messo da parte dei soldi che poi ho dato via. In seguito sono andato a piedi a Samarcanda, dove sono entrato a servizio di un droghiere, dal quale mi trovo tuttora". "Ma questo strano comportamento non spiega affatto le tue doti straordinarie e la tua condotta esemplare", dicevano i biografi. "È vero", rispose Mojud. * * * E fu così che per Mojud i biografi inventarono di sana pianta una storia appassionante e prodigiosa, perché tutti i santi devono avere un'agiografia che deve essere conforme all'avidità del pubblico, e non alla realtà della vita. E nessuno ha il diritto di parlare direttamente di Khidr. Ecco perché questa storia non è vera. È la rappresentazione di una vita. È la vera vita di uno dei più grandi Sufi. Lo sceicco Ali Farmadhi (morto nel 1078) sottolineava l'importanza di questa storia, che illustra la credenza sufi secondo cui il "mondo invisibile" interpenetra in tutti i tempi e in vari luoghi la realtà ordinaria. Egli dice che quanto consideriamo inspiegabile, in realtà è dovuto a questo intervento. Inoltre, la gente non riconosce la partecipazione di quel 'mondo' al nostro perché crede di conoscere la vera causa degli eventi. Di fatto, non la conosce. È solo quando riesce a tener presente la possibilità che un'altra dimensione influenzi talvolta le esperienze ordinarie, che questa dimensione può diventarle accessibile. Lo sceicco è il decimo sceicco e maestro insegnante dei Khwajagan (i 'Maestri'), che in seguito presero il nome di Naqshbandi. 
Questa versione è tratta da un manoscritto del xvn secolo, di Lala Anwar, Hikayat-i-Abdalan 
(Storie di trasformati).




http://youtu.be/rsxJzKDZxkM

Istanbul, i Dervisci rotanti.

Il video riprende una rappresentazione del rito mistico dei Dervisci rotanti, si può notare l'atmosfera suggestiva e raccolta di questo antico cerimoniale.





Una mano aperta rivolta al cielo, l'altra dolcemente guarda la terra
Unione di entrambi attraverso l'armonia del corpo e dell'anima che mai resta immobile. 
Movimenti precisi che richiamano stabilità ma allo stesso tempo evoluzione. 
Tutto vibra e danza e prega mentre l'aria resta morbida e delicata 
..quasi fosse un respiro divino, sacro. 



La via mistica per entrare in comunicazione con il Divino.
Perciò, è con la danza Sufi, l'uso del ritmo  e i suoi effetti possono spostare le fasi della ripetizione della vita e consentire all'essere umano di vivere al di fuori del tempo quotidiano.
Quindi, danza derviscia verso le quattro direzioni cardinali.. etc




Trovati, sono ceceni musulmani Sufi. Sotto la guida della musica e della danza ruotano in un cerchio e cantando un mantra è qui l'idolo allah, dai musulmani Sufi ceceno chiamato anche demone.
https://www.facebook.com/photo.php?v=611924468906582

Chechen Qadiri Hadra
http://youtu.be/XB_jYkBtZyk





http://youtu.be/cGfDcsrFOE8


http://youtu.be/nGYFlitLXGk

http://youtu.be/9B1vZNXZ8iE


http://youtu.be/z42ENG79hTo


http://youtu.be/wWGKwNt9NY8


https://www.youtube.com/watch?v=z42ENG79hTo&list=LLFgE-Ar64S3ziqqkb9BhWtg











Poonja. Il samsara è la sala d'aspetto. Che paure hai? Hai paura che vada distrutto tutto ciò a cui ti afferri, paura di perdere tutti i possessi della mente. Sei a un bivio. Da una parte vedi la distruzione di tutto ciò a cui la tua mente si aggrappava, di tutti i tuoi possessi. Dall'altra l'eternità ti chiama. Non vuoi tornare indietro, ma esiti ad accogliere l'eternità. E' un momento di transizione, un'attesa all'aereoporto. Presto sarà annunciato il tuo volo. Non puoi tornare indietro. L'aereo con cui sei arrivato è ripartito, e sei nella sala d'aspetto. Aspetta l'annuncio del tuo volo. E' tutto. Sapendo che ti trovi nella sala d'aspetto, non ti attaccare a niente. Ricorda che sei di passaggio. Nessuno si potrà fermare, nessuno ci si è mai fermato. Non aggrapparti qui. Lascia tutto per viaggiare leggero. Il samsara è la sala d'aspetto. In esso niente è permanente, tutto scorre. Sei molto fortunato a sapere che ti trovi in sala d'aspetto. Tieniti pronto. Non afferrarti a niente. Devi tornare a casa.

Tutto è Uno

La sala d'aspetto.
Che paure hai? Hai paura che vada distrutto tutto ciò a cui ti afferri, paura di perdere tutti i possessi della mente. Sei a un bivio. Da una parte vedi la distruzione di tutto ciò a cui la tua mente si aggrappava, di tutti i tuoi possessi. Dall'altra l'eternità ti chiama. Non vuoi tornare indietro, ma esiti ad accogliere l'eternità. E' un momento di transizione, un'attesa all'aeroporto. Presto sarà annunciato il tuo volo. Non puoi tornare indietro. L'aereo con cui sei arrivato è ripartito, e sei nella sala d'aspetto. Aspetta l'annuncio del tuo volo. E' tutto. Sapendo che ti trovi nella sala d'aspetto, non ti attaccare a niente. Ricorda che sei di passaggio. Nessuno si potrà fermare, nessuno ci si è mai fermato. Non aggrapparti qui. Lascia tutto per viaggiare leggero.
Il samsara è la sala d'aspetto. In esso niente è permanente, tutto scorre. Sei molto fortunato a sapere che ti trovi in sala d'aspetto. Tieniti pronto. Non afferrarti a niente. Devi tornare a casa.
Poonja

Poonja. Quando ti conosci, il bagaglio scompare. Quando ti conosci non c'è mai stato samsara. Non adesso, non prima e non dopo. C'è solo immaginazione, e il prodotto del pensiero :"Io sono il corpo". Per vedere il samsara devi prima essere il corpo. Poi il tempo. Poi milioni di corpi moltiplicati. Solo immaginazione. Quando ti svegli, vedi che è solo un istante. Quando ti liberi lo sai.

Tutto è Uno
Quando ti conosci, il bagaglio scompare. Quando ti conosci non c'è mai stato samsara. Non adesso, non prima e non dopo. C'è solo immaginazione, e il prodotto del pensiero :"Io sono il corpo". Per vedere il samsara devi prima essere il corpo. Poi il tempo. Poi milioni di corpi moltiplicati. Solo immaginazione. Quando ti svegli, vedi che è solo un istante. Quando ti liberi lo sai.
Poonja

Nisargadatta Maharaj. Io sono Quello. Tu non presti attenzione a te stesso. La tua mente è sempre con gli oggetti, le persone e le idee, e mai con te stesso. Mettiti al centro dell’attenzione, diventa consapevole della tua esistenza. Guarda come funzioni, osserva le motivazioni e i risultati delle tue azioni. Esamina la prigione che hai costruito intorno a te, per inavvertenza. Conoscendo ciò che non sei, arrivi a conoscere te stesso. Hai soltanto bisogno di sbarazzarti della tendenza a definire te stesso. Per fluire con la vita intendo l’accettazione: accogliere ciò che viene e lasciar andare ciò che va. Il passato è nella memoria, il futuro nell’immaginazione. Il desiderio è il ricordo del piacere e la paura è il ricordo del dolore. Tutti e due rendono irrequieta la mente. I momenti di piacere non sono altro che intervalli nel flusso del dolore. Come potrebbe essere felice la mente? La gioia è gioia solamente se contrapposta al dolore. Per sua stessa natura, la mente divide e oppone. Può esserci un’altra mente che unisce e armonizza, che vede il tutto nel particolare e il particolare come interamente collegato al tutto? La puoi trovare andando oltre la mente che limita, divide e oppone. La mente crea l’abisso, il cuore la valica.


Lascia andare quello che vuole andare.
Lascia venire quello che vuole venire.
Tu rimani con ciò che rimane.
Emoticon heart Nisargadatta Maharaj



Immagini di trovarti in un certo punto del tempo e di occupare un dato spazio; la tua personalità si regge sulla tua identificazione con il corpo. I pensieri e i sentimenti si susseguono in te, e ti fanno credere, grazie alla memoria, che sei durevole. In realtà sono il tempo e lo spazio a esistere in te, e non tu in essi. Sono come parole scritte sul foglio: il foglio è reale; le parole, una pura convenzione.
Nisargadatta Maharaj


Dai modo a ciò che è profondo di venire in superficie e di arricchire la tua vita e la tua coscienza con le sue energie imprigionate. Questo è il grande lavoro della consapevolezza
Nisargadatta Maharaj



Tutti i tuoi conseguimenti mondani, anche se possono esserti costati enormemente, sono destinati ad andarsene. E lo stesso discorso vale per i tuoi concetti e le tue varie identità. Anche se segui una religione, con la speranza di ottenere dall'esterno qualcosa che permanga, rimarrai amaramente deluso. Lo scopo fondamentale della vera spiritualità è di liberarsi da ogni concetto e da qualsiasi condizionamento.
Nisargadatta Maharaj



Stando con te stesso… Osservandoti nella vita quotidiana con attento interesse, con l’intenzione di capire piuttosto che di giudicare, nell’accettazione completa di qualunque cosa possa emergere, per il solo fatto che è lì, tu dai modo a ciò che è profondo di venire in superficie e di arricchire la tua vita e la tua coscienza con le sue energie imprigionate. Questo è il grande lavoro della consapevolezza: rimuove gli ostacoli e libera le energie tramite la comprensione della natura della vita e della mente.
L’intelligenza è la porta della libertà e l’attenzione cosciente è la madre dell’intelligenza.
Nisargadatta Maharaj



Bisogna proprio che abbiate la nausea di essere la persona che siete e che vediate il bisogno urgente di essere libero dalle identificazioni inutili a un fascio di ricordi e di abitudini
Nisargadatta Maharaj


Provate ad essere, unicamente essere. Concedetevi giornalmente abbastanza tempo per sedervi nella calma e provare, solo provare a oltrepassare la personalità e le sue ossessioni. Perseverando in tal modo non potete fallire. Quello che importa soprattutto è la serietà e la sincerità; bisogna proprio che abbiate la nausea di essere la persona che siete e che vediate il bisogno urgente di essere libero dalle identificazioni inutili a un fascio di ricordi e di abitudini
Nisargadatta Maharaj




Nisargadatta Maharaj. Io sono Quello. 



OSSESSIONE DEL FARE
Visitatore: "Esiste un rimedio all'irrefrenabile desiderio di essere attivi?"
Nisargadatta: "C'é differenza fra azione e semplice attività. Tutta la natura é operosa. L'azione é naturale perché la natura é azione. Dall'altra parte l'attività si basa sul desiderio e sulla paura, sul desiderio di possedere e godere sulla paura del dolore e dell'annientamento. L'azione é compiuta dal tutto per il tutto, l'attività dal singolo per sé stesso."
Nisargadatta Maharaj - "Io sono quello"


Vivo in accordo con i fatti e non con le opinioni. Una persona qualsiasi scambia per se stesso il nome e la forma che ha, mentre io non prendo niente per me stesso.
Nisargadatta Maharaj

Se solo riuscissi a rimanere calmo, libero dai ricordi e dalle aspettative, saresti in grado di discernere il meraviglioso intreccio degli avvenimenti. E' la tua irrequietezza che provoca il caos
Nisargadatta Maharaj

La saggezza mi dice chi io non sono niente; l'amore mi dice che io sono tutto: fra i due scorre la mia vita
Nisargadatta Maharaj

Nisargadatta Maharaj - Io sono Quello:
Tu non presti attenzione a te stesso. La tua mente è sempre con gli oggetti, le persone e le idee, e mai con te stesso. Mettiti al centro dell’attenzione, diventa consapevole della tua esistenza. Guarda come funzioni, osserva le motivazioni e i risultati delle tue azioni. Esamina la prigione che hai costruito intorno a te, per inavvertenza. Conoscendo ciò che non sei, arrivi a conoscere te stesso.

Discepolo: Perché negate il mondo?
Maestro: Non nego il mondo. Lo vedo apparire nella coscienza, che è la totalità del conosciuto nell'immensità dell'ignoto. Ciò che incomincia e finisce è pura apparenza. Del mondo si può dire che appare, non che è. L'apparenza può durare molto a lungo su una certa scala di tempo, ed essere molto breve su un'altra, ma alla fine il risultato non varia. Tutto ciò che è legato al tempo è momentaneo e irreale.
Nisargadatta Maharaj

Hai soltanto bisogno di sbarazzarti della tendenza a definire te stesso.

Per fluire con la vita intendo l’accettazione: accogliere ciò che viene e lasciar andare ciò che va.

Il passato è nella memoria, il futuro nell’immaginazione.

Il desiderio è il ricordo del piacere e la paura è il ricordo del dolore. Tutti e due rendono irrequieta la mente. I momenti di piacere non sono altro che intervalli nel flusso del dolore. Come potrebbe essere felice la mente?

La gioia è gioia solamente se contrapposta al dolore.

Per sua stessa natura, la mente divide e oppone. Può esserci un’altra mente che unisce e armonizza, che vede il tutto nel particolare e il particolare come interamente collegato al tutto?

La puoi trovare andando oltre la mente che limita, divide e oppone.

La mente crea l’abisso, il cuore la valica.

Come tutto ciò che è mentale, anche la cosiddetta legge di casualità si contraddice. Nessuna cosa esistente ha una casualità particolare; l’intero universo contribuisce persino all’esistenza delle cose più minuscole.

Se la gente sapesse che niente può accadere se l’universo non lo fa accadere, otterrebbe molto di più con minor impiego di energie.

È l’illusione del tempo che ti fa parlare di causalità. Quando il passato e il futuro vengono visti nel presente senza tempo, come parti di unico schema, l’idea di causa-effetto perde validità e al suo posto subentra la libertà creativa.

È il desiderio che ti dà la vita, il nome e la forma. Il desiderabile è immaginativo e voluto, e si manifesta in modo tangibile o concepibile. Così viene creato il mondo in cui viviamo, il nostro mondo personale. Il mondo reale è al di là della comprensione mentale; noi lo vediamo attraverso la rete dei desideri, diviso tra piacere e dolore, giusto e sbagliato, interiore ed esterno. Per vedere l’universo quale è, devi andare oltre la rete. Non è difficile, perché la rete è piena di buchi.

Guarda la tua rete e rimuovi le contraddizioni di cui è composta:
il solo fatto di osservarle le farà sparire.


Ricordare è il segreto del successo. La cosa più importante è essere liberi dalle contraddizioni: la meta e la via non devono stare su livelli differenti, la vita e la luce non devono entrare in contrasto. Non devi indietreggiare, disfare, sradicare, abbandonare il terreno conquistato.


La fonte di tutto ciò che esiste è l’Infinita Possibilità, la Realtà Suprema che è in te e che diffonde il suo potere, la sua luce e il suo amore su ogni esperienza. Puoi tentare di risalire al modo in cui accade qualcosa, ma non puoi scoprire perché una cosa è come è.

Il sonno non è che un vuoto di memoria mentre la vita continua.

Nella morte muore solo il corpo. La vita, la coscienza e la realtà non muoiono.
Anzi, la vita non è mai così viva come lo è dopo la morte.

Ciò che nasce deve morire. Solamente il non-nato è immortale.


Conosciamo il mondo esterno, fatto di sensazioni e azioni, ma sappiamo ben poco del nostro mondo interiore di pensieri e sentimenti.

Il primo scopo della meditazione è diventare coscienti della nostra vita interiore ed entrare i intimità con essa.
Il fine ultimo è raggiungere la sorgente della vita e della coscienza.
Ogni volta che scopriamo in noi stessi vizi o debolezze e ne comprendiamo le cause e i meccanismi, li superiamo per il semplice fatto di averli RICONOSCIUTI; l’inconscio si dissolve quando è portato a livello della coscienza. La dissoluzione dell’inconscio sprigiona energia, la mente si sente adeguata e si calma.
Quando la mente è calma riusciamo a riconoscerci come puri testimoni.
La personalità (che si basa sull’auto identificazione, sull’immaginazione di essere qualcosa o qualcuno) continua, ma solo come parte del mondo oggettivo. L’identificazione con il testimone si interrompe di colpo.
La meditazione mira alla completa eliminazione della passività (tamas) e della passionalità (rajas). La pura armonia (sattva) è perfetta libertà dall’indolenza e dall’irrequietezza.
Sii consapevole dei meccanismi di passività e passionalità, osserva come trovano espressione nei pensieri, nelle parole e nelle azioni. La serietà è l’unica condizione per riuscirci.

L’intero universo esiste solo nella coscienza, mentre io risiedo nell’Assoluto. La coscienza sorge nel puro essere; il mondo appare e scompare nella coscienza. Tutto ciò che è è me, tutto ciò che è è mio.

Prima di ogni inizio e dopo ogni fine, Io sono.
Tutto ha la sua esistenza in me, nell’Io sono che risplende in ogni essere vivente.

Non nego il mondo. Lo vedo apparire nella coscienza, che è la totalità del conosciuto nell’immensità dell’ignoto. Ciò che ha un inizio e una fine è solo apparenza. Del mondo si può dire che appare, ma non che è.

L’apparizione può durare molto a lungo secondo una determinata scala temporale e molto poco secondo un’altra, ma alla fine il risultato è lo stesso. Tutto ciò che è legato al tempo è momentaneo e non ha realtà.

Nel tuo mondo sei veramente solo, intrappolato nel tuo sogno che cambia in continuazione e che tu scambi per la vita. Il mio è un mondo aperto, comune e accessibile a tutti. Nel mio mondo c’è comunanza, introspezione, amore, vera qualità; l’individuale è il totale, la totalità è nell’individuo. Nel mio mondo non c’è mai niente di sbagliato.

La natura della mente è quelle di vagabondare.
L’unica cosa che puoi fare è spostare l’attenzione della coscienza al di là della mente.



Ogni definizione positiva proviene dalla memoria. Io sono adesso.

Rifiuta tutti i pensieri tranne uno: “Io sono”. All’inizio la mente si ribellerà ma poi, se avrai pazienza e perseveranza, cederà e si manterrà calma. Quando sarai calmo, tutto comincerà ad accadere spontaneamente e in modo naturale, senza alcuna interferenza da parte tua.

Ti basta vivere la vita come viene, rimanendo però attento e vigile, lasciando che tutto accada, soffrendo e godendo i momenti di gioia così come la vita dispensa.

Prendila come viene, senza il minimo sforzo.

Non è possibile trovare la vera felicità in cose che cambiano e passano.
La felicità proviene dal Sé e puoi trovarla nel Sé.
Scopri il tuo vero Sé e tutto il resto verrà di conseguenza.

Il vento del desiderio agita la mente e il “me”, che è solo un riflesso del Sé nella mente, appare incostante. Ma le idee di movimento e irrequietezza, di piacere e dolore, sono tutte nella mente.

Lascia perdere la mente, sii consapevole e non coinvolto, e realizzerai che rimanere attento ma distaccato, mentre osservi gli avvenimenti che vanno e vengono, è un aspetto della tua vera natura.

Ogni piacere, fisico o mentale, ha bisogno di un mezzo. Sia i mezzi fisici che quelli mentali sono  materiali, si logorano e si esauriscono. Il dolore sta alla base di tutti i tuoi piaceri, e tu li desideri perché soffri. La ricerca stessa del piacere è fonte di dolore, è un circolo vizioso.

Sii attento. Osserva, indaga, impara tutto ciò che puoi sulla confusione, studiane i meccanismi e guarda che effetti ha su te e sugli altri.

Il mondo che riesci a percepire è davvero molto piccolo e del tutto personale. Prendilo come un sogno e passaci sopra.

La percezione implica la memoria.

Percezioni, immaginazioni, aspettative, anticipazioni, illusioni, sono tutte basate sulla memoria.

Quando il desiderio non è ben definito e intenso, non riesce a prendere forma. Inoltre, se i tuoi desideri sono personali, per il tuo appagamento, l’energia che ci metti è necessariamente limitata.

Non puoi abbandonare ciò che non conosci. Per andare oltre te stesso, devi conoscerti. Comincia da tutto ciò che non sei.

Quando conosci tutto ciò che non sei, te ne liberi e rimani nel tuo stato naturale. Accade tutto spontaneamente e senza sforzo. Non c’è niente da scoprire. Tu sei ciò che sei, e basta.

Osserva attentamente i tuoi pensieri e sentimenti, le parole e le azioni.

Scopri tutto ciò che non sei. Corpo, sentimenti, pensieri, idee, tempo, spazio, essere e non essere, questo o quello … tu non sei niente di concreto o astratto che puoi indicare.

Devi osservare te stesso in continuazione.

Il mondo è solo un riflesso della mia immaginazione.

I sogni sono echi dello stato di veglia. Nel sonno profondo la coscienza del cervello è sospesa.

Non può esserci coscienza senza consapevolezza, come nel sonno profondo. La consapevolezza è assoluta, la coscienza è relativa al suo contenuto. La coscienza è sempre coscienza di qualcosa, è parziale e mutevole. La consapevolezza è totale, immutabile, quieta e silenziosa. È la matrice di ogni esperienza.

La coscienza stessa di essere coscienti è già un movimento nella consapevolezza.

La realizzazione non è altro che l’opposto dell’ignoranza.

Il pensiero “Io sono” è il panno per pulire. Usalo.

Senza la morte rimarremmo per sempre impantanati in una perenne senilità. L’immortalità è  considerare la vita e la morte reciprocamente essenziali, come due aspetti di un’unica esistenza. Vedere la fine nell’inizio e l’inizio nella fine è indice di immortalità.

La consapevolezza non appartiene al tempo. Il tempo esiste solo nella coscienza. Al di là della coscienza, dove sono il tempo e lo spazio?

La mente si prende cura del corpo, e io non ho bisogno di interferire.

Finché si porta il fardello di essere una persona fisica, si è esposti alle sue idiosincrasie e abitudini.

Quando l’autocontrollo diventa una seconda natura, la consapevolezza si dirige verso i livelli più profondi dell’esistenza e dell’azione.

Che male c’è a rendere automatico ciò che è abituale e ripetitivo?

Quando ti rendi conto che la persona è solo un’ombra della realtà, e non la realtà stessa, smetti di affliggerti e preoccuparti. Accetti di essere guidato da dentro e la vita diventa un viaggio nell’ignoto.

L’uomo comune non è cosciente del proprio corpo. Ne riconosce le sensazioni, le emozioni e i pensieri. Ma anche questi, non appena sopraggiunge il distacco, si allontanano dal centro della coscienza e accadono spontaneamente e senza sforzo.

Tutto accade da sé. Tu fai la domanda e fornisci la risposta, perché conosci la risposta quando poni la domanda. È tutto un gioco nella coscienza. Ogni divisione è illusoria. Puoi conoscere soltanto il falso. Il vero devi esserlo tu stesso.

Ci sono due elementi: la persona e l’osservatore o testimone.
Quando li vedi come un’unità, e vai oltre, sei nello stato supremo.

Quando credi di essere una persona, vedi persone ovunque. In realtà non esistono persone, ma solo trame di ricordi e abitudini. Al momento della realizzazione la persona cessa. Rimane l’identità che, però, non è la persona perché è inscindibile dalla realtà stessa. La persona è un riflesso nella mente del testimone.

Quando capirai che i nomi e le forme sono vuote apparenze prive di qualsiasi contenuto, e che il reale non ha nome e forma essendo pura energia di vita e la luce della coscienza, sarai in pace, immerso nel profondo silenzio della realtà.

Prendi per vero i film sullo schermo, ami i personaggi, soffri per loro e cerchi di salvarli. Ma le  cose non stanno così. Devi cominciare da te stesso. Non c’è altro modo. Datti da fare. Non c’è niente di male nell’impegnarsi.

Sei rinchiuso in prigione perché hai dimenticato che cosa sei, e ne uscirai conoscendoti per quello che sei.

Per aiutarti, Dio deve sapere della tua esistenza. Ma tu e il mondo siete un sogno.
In un sogno puoi soffrire pene atroci, ma nessuno le conoscerà e potrà aiutarti.

L’immaginazione basata sui ricordi non è reale. Il futuro non è totalmente irreale. La parte di futuro reale è quella inaspettata e imprevedibile.

La liberazione è dalle false idee che l’io si è autoimposto; e non si trova in una particolare esperienza, per quanto sia sublime.

Ogni esperienza è legata al tempo. Ciò che ha inizio, deve finire.

Si è sempre liberi. Tu sei cosciente di essere e libero di essere cosciente.

Niente di prezioso può accadere a una mente che sa esattamente ciò che vuole, perché niente di ciò che immagina e desidera ha gran valore.

L’assenza di desiderio è la beatitudine suprema.

Puoi iniziare dall’agire in maniera disinteressata, rinunciando ai frutti dell’azione, per poi abbandonare ogni pensiero e desiderio. Il fattore chiave è l’abbandono. Altrimenti puoi ignorare qualsiasi cosa tu voglia, pensi o faccia, concentrandoti sul pensiero “Io sono”, tenendolo fisso in mente.

Conoscere vuol dire essere.

Conoscere il vero Sé è beatitudine, dimenticarlo è dolore.

Vedere il falso come falso è meditazione.

Separa l’Io sono da questo o quello e cerca di intuire che cosa significa essere, essere e basta, senza essere “questo” o “quello”.

Più ti è chiaro che a livello mentale puoi essere descritto solo in termini negativi, più rapidamente arriverai alla fine della tua ricerca e realizzerai il tuo essere senza limiti.

La memoria dà l’illusione della continuità e la ripetitività crea l’idea della causalità.

Qualunque cosa tu possa dire è sia vera che falsa. Le parole non vanno oltre la mente.

La persona non è mai il soggetto. Puoi vedere una persona, ma tu non sei la persona. Sei sempre il Supremo che, in un determinato momento e luogo, appare come testimone: un ponte tra la pura consapevolezza del Supremo e la coscienza multiforme della persona.

Le infinite persone che sono in noi, sono le varie tendenze della mente. Guardale per quello che sono: semplici abitudini del pensiero e dei sentimenti, una matassa di ricordi e impulsi.

Cercare le cause è il passatempo della mente. Non esiste la dualità di causa ed effetto. Ogni cosa è causa di se stessa.

La coscienza contiene tutto. La causa primaria è una: L’”Io sono”.

Tutti i desideri, puri e impuri, provengono dal Sé interiore, e dipendono dall’”Io sono”.

Tutti i desideri mirano alla felicità. La qualità e la forma che assumono dipendendo dalla psiche. Quando prevale la passività diventano perversioni. Con l’attività, nascono le passioni.

Se c’è armonia, il desiderio è motivato dalla buona volontà, dalla compassione, dal bisogno impellente di dare e non di volere la felicità.

I desideri che distruggono i loro oggetti o soggetti, o che non si estinguono una volta appagati, si contraddicono da sé e non possono essere soddisfatti. Solo i desideri motivati dall’amore, dalla buona volontà e dalla compassione sono di beneficio sia ai soggetti che agli oggetti e possono essere completamente esauditi.

La passione è fonte di dolore, la compassione non lo è mai. L’intero campo del divenire è aperto e accessibile; il passato e il futuro coesistono nell’eterno presente.

I desideri sono solo onde nella mente. Essere liberi dal desiderio vuol dire non sentirsi costretto a soddisfarlo.

I desideri nascono, perché immagini di essere nato e di morire se non avrai cura del tuo corpo. Il desiderio di avere un’esistenza corporea è la causa primaria del problema.

Per conoscersi, l’io deve confrontarsi col suo opposto: il non-io. Il desiderio conduce all’esperienza. L’esperienza porta alla discriminazione, al distacco, alla conoscenza di sé, alla liberazione. Ma, dopotutto, cos’è la liberazione? Sapere che sei al di là di nascita e morte. Dimenticando chi sei e immaginando di essere una creatura mortale ti sei creato tanti di quei problemi che adesso senti il bisogno di svegliarti, come quando fai un brutto sogno.

Niente può liberarti, perché sei libero.

Di che aiuto può esserti il tempo, che è una successione di momenti?

Accantona tutte le domande, accettane una: “Chi sono io?”. Sforzati di scoprire chi sei in realtà. Lo sforzo è la tua vera natura. Sforzati senza cercare lotta senza avidità.

È giusto solo ciò che ti libera dal desiderio, dalla paura e dalle idee errate. Finché ti preoccupi di peccati e virtù non avrai pace.

Smetti di immaginare che sei nato, che hai dei genitori, che sei un corpo, che morirai …

Ricordarti chi sei è virtù, dimenticartene è peccato.

Quando inizierai a mettere in dubbio il tuo sogno, il risveglio non sarà lontano.

Tutti i consigli dati dall’io sono in forma negativa: non fare, trattieniti, privati, rinuncia, sacrificati, abbandonati, vedi il falso come falso. Il positivo appartiene al Sé interiore.

Cos'è il desiderio se non amore per se stessi? Cos’è la paura, se non il bisogno di proteggersi? Cos’è la conoscenza, se non amore della verità?

Il destino è il risultato di cause in gran parte accidentali e quindi è una rete a maglie larghe.

Il mantra è essenzialmente energia in azione. Agisce su di te e su ciò che ti circonda.

In Europa non c’è la tradizione del mantra. Non può essere utile a un giovane occidentale, a meno che non ne sia fortemente attratto. Per lui il metodo giusto è quello di attenersi al pensiero di essere egli stesso la base di ogni conoscenza, l’immutabile e perenne consapevolezza di tutto ciò che accade ai sensi e alla mente.

La morte non è mai una disgrazia, neppure quando un uomo viene ucciso, in questo caso la disgrazia è per chi uccide.

Il mio guru mi ha insegnato a dubitare: di tutto e in maniera assoluta. Mi disse: “Nega l’esistenza di tutto, tranne che di te stesso”. Sei tu che, con il desiderio, hai creato il mondo con i suoi piaceri e i suoi dolori.

Il dolore è il fondamento del piacere.

Tutto deve essere esaminato attentamente, eliminando il superfluo senza esitazioni. Credimi,  l’eliminazione non è mai eccessiva, perché in realtà niente ha valore.

È l’attaccamento al nome e alla forma che crea la paura. Il desiderio è uno stato mentale. Il nome non può andare oltre la mente, mentre la percezione è la coscienza stessa. Non ho la sensazione di dover raggiungere uno scopo quando faccio qualcosa. Le cose accadono come accadono: non perché io le faccio accadere, ma accadono perché Io sono.

Il mondo non esiste senza di te, tu lo crei e tu lo distruggi. Per migliorarlo, devi prima peggiorarlo.

I desideri deboli possono essere rimossi dall’introspezione e dalla meditazione, ma quelli intensi e ben radicati devono essere soddisfatti e bisogna assaggiarne i frutti, dolci o amari che siano.

La coscienza esisteva già prima che ci fosse il mondo. Perché il mondo nasce e si dissolve nella pura coscienza. Per essere non ho bisogno del mondo, è il mondo che ha bisogno di me per esistere.

L’identificazione con il corpo può andar bene per un neonato, ma la vera crescita comporta il distacco dal corpo. Normalmente dovremmo liberarci dai desideri legati al corpo nei primi anni di vita. L’abitudine, il desiderio di ripetere, frustra.

Finché non ti accorgerai che la personalità è solo un’abitudine costruita sul ricordo e alimentata dal desiderio, ti riterrai una persona che vive, percepisce, pensa, è attiva o passiva, contenta o addolorata. Mettiti in questione, domandati: “Ma è proprio così?”, “Chi sono io?”, “Cosa c’è dietro e al di là?”. Presto vedrai il tuo errore. E, per sua natura, l’errore cessa quando è riconosciuto.

Il mondo è contatto: lo spirito tocca la materia e ne risulta la coscienza. Questa, inquinata dai ricordi e dalle aspettative, diventa un legame. L’esperienza pura non crea legami, mentre l’esperienza presa tra il desiderio e la paura è impura e produce karma.

Non c’è niente di male nella dualità, finché non crea conflitti. Per avere il calore è necessario il  contatto.

La felicità è l’armonia tra interiore ed esteriore.

La vita è piena di contraddizioni perché servono per distruggere l’orgoglio della mente.

L’amore è uno stato dell’essere. Il sesso è energia. L’amore è saggio, il sesso è cieco. Una volta compresa la vera natura dell’amore e del sesso, non ci saranno conflitti e confusioni.

Senza amore tutto è male, anche la vita.

Tu sei l’amore stesso, quando non hai paura.

Il Sé non si identifica con il successo o l’insuccesso.

Devi imparare a vivere senza preoccuparti di te stesso. Occorre sapere che il tuo vero essere è indomito, intrepido e sempre vittorioso.

Una volta che sai con assoluta certezza che niente può turbarti, se non la tua immaginazione, riesci a far caso ai desideri e alle paure, ai concetti e alle idee, e vivi solo secondo verità.

Il sole è sempre lì e non conosce notte. La mente, accecata dall’idea “io sono il corpo”, continua senza tregua a tessere il filo dell’illusione.

Non esiste il destino avverso. La vita non è predeterminata dalla nascita. Se così fosse, il potere che la determina farebbe in modo da non far soffrire nessuno.

Passato e futuro esistono sono nella mente. Il tempo è nella mente, come lo è lo spazio.

Non seguo ne stabilisco regole. Fluisco assieme alla vita, con fede e senza resistenze.

Il rimedio per le malattie esistenziali consiste in una buona dose di consapevolezza.

Rimuovi il senso si separazione e non ci sarà più conflitto.

Limitati a renderti conto che stai sognando un sogno che chiami mondo, e smetti di cercare vie d’uscita. Il sogno non è un tuo problema. Il tuo problema è che ti piace una parte del sogno e non un’altra. Amale tutte, o nessuna, e smettila di lamentarti. Quando hai visto il sogno come sogno, hai fatto tutto il necessario.

Le teorie possono essere dei buoni punti di partenza, ma devono essere abbandonate al più presto.

Occorre concentrazione, piena fiducia, volontà pura.

La volontà è la stabilità di cuore e mente. Con questa fermezza si può ottenere tutto.

Concentrati e rafforza la mente, e scoprirai che i pensieri e i sentimenti, le parole e le azioni si adegueranno alle direttive della tua volontà.

Una mente debole non riesce a controllare le sue proiezioni. Quindi sii consapevole della mente e delle sue proiezioni. Risali all’origine di piacere e dolore, desiderio e paura. Piacere e dolore sono stati mentali. Finché pensi di essere la mente, o meglio il corpo-mente, sei in trappola.

Essere vivi non è l’ultimo stadio. Al di là c’è qualcosa di molto più esaltante che non è né  l’essere né il non essere, né il vivere né il morire. Uno stato di pura consapevolezza, oltre i limiti dello spazio e del tempo. Una volta abbandonata l’illusione di essere il corpo-mente, la morte perde il suo aspetto orripilante e diventa parte della vita.

Io non sono né la coscienza né il suo contenuto.

Ognuno vede il mondo attraverso l’idea che ha di se stesso. Come pensi, così pensi che sia il mondo.

All’inizio di ogni creazione c’è il desiderio. Desiderio e immaginazione si accrescono e rinforzano l’un l’altro. Il quarto stato è uno stato di consapevolezza pura, distaccata, senza passioni e senza parole. I problemi del corpo e della mente non lo raggiungono: sono fuori, “lì”, mentre il testimone è sempre “qui”.

Niente ti blocca più del compromesso, perché è indice di poca serietà. E senza serietà non puoi fare nulla.

Il dolore e la sofferenza sono le voci del corpo e della mente che gridano per richiamare la nostra attenzione. Per andare al di là del corpo devi essere in buona salute; per andare oltre la mente, devi averla in perfette condizioni.

Raccogli le tue immondizie

Quando personalizzi i suoi insegnamenti, hai un guru esterno; quando li impari direttamente dalla vita, il guru è interiore.

Non c’è buio in mezzo alla luce, l’oscurità è la dimenticanza di sé.

Non esiste la pace mentale. Mente vuol dire disturbo. La mente è l’irrequietezza stessa.

La libertà da ogni motivazione, in cui non sorgono desideri, è lo stato naturale.

Lascia stare i desideri e le paure e presta tutta l’attenzione al soggetto, a colui che è dietro l’esperienza del desiderio e della paura. Chiediti: “Chi desidera?”. Lascia che ogni desiderio ti riporti a te stesso.

Di solito proviamo piacere o dolore quando ce lo aspettiamo. È tutta una questione di abitudini e convenzioni acquisite.

Chi non pensa in termini di guadagno e perdita è il vero non-violento, perché è al di là di ogni conflitto.

Limitati a osservare ciò che accade e sappi che tu ne sei oltre.

Desiderio e fiducia devono procedere di pari passo.

Dedicati totalmente al tuo scopo, e la devozione verso chi può guidarti verrà di conseguenza. Il guru per eccellenza è il Sé interiore.

Impara dai tuoi errori e non ripeterli.


Fonte: Io sono Quello - Nisargadatta Maharaj
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