lunedì 26 settembre 2016

Il suicidio come fenomeno sociale. Continuità culturale come fattore protettivo contro i suicidi. La classifica dei paesi del mondo. Girando sul web ho trovato un po’ di link a questo mio articolo preceduti da affermazioni del tipo: “Il freddo e la mancanza di luce provocano un boom di suicidi nei paesi del Nord”. Mi fa piacere che l’articolo venga condiviso, ma ci tengo a precisare per coloro che non hanno il tempo di leggerlo che non è vero che la Norvegia ha un boom di suicidi e che in generale non ci sono prove che i suicidi siano causati da freddo o mancanza di luce. La tesi che l’articolo porta avanti è che mutamenti sociali repentini sono probabilmente causa di incrementi nel tasso di suicidi osservati in numerosi stati.

Suicidi: la classifica dei paesi del mondo.
Preambolo – 13/01/2014: Girando sul web ho trovato un po’ di link a questo mio articolo preceduti da affermazioni del tipo: “Il freddo e la mancanza di luce provocano un boom di suicidi nei paesi del Nord”. Mi fa piacere che l’articolo venga condiviso, ma ci tengo a precisare per coloro che non hanno il tempo di leggerlo che non è vero che la Norvegia ha un boom di suicidi e che in generale non ci sono prove che i suicidi siano causati da freddo o mancanza di luce.
La tesi che l’articolo porta avanti è che mutamenti sociali repentini sono probabilmente causa di incrementi nel tasso di suicidi osservati in numerosi stati.

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Ho deciso di scaricarmi i dati sul tasso di suicidi nel mondo per rispondere ad un’osservazione che è quasi un’ossessione da quando mi sono trasferita in Norvegia: “Ah, quello sarà pure un paradiso, ma alla fine lì si ammazzano molto più che in Italia”. Quasi sempre seguita da: “Certo, poveracci, lì è sempre buio”. Ma sarà vero? Al di la’ della banale osservazione che non è sempre buio (anzi, adesso il buio è quasi scomparso), comunque mi interessava dare un’occhiata alla classifica delle nazioni per tasso di suicidi, provando a capire anche il perché in certi stati il tasso è molto più elevato che in altri ...

I dati.
I dati sul tasso nazionale di suicidi vengono raccolti dal WHO, che semplicemente riporta ciò che gli stati stessi gli comunicano. Dunque è possibile qualunque tipo di distorsione dovuta alla non accuratezza del dato riportato, specialmente in termini di sottostima (il suicidio potrebbe non essere dichiarato dalle famiglie allo stato, o non essere riportato dallo stato al WHO, per ragioni culturali, amministrative, religiose, politiche o di qualunque altra natura). In ogni caso, ci troviamo in uno di quei casi in cui non è possibile fare di meglio, dunque dobbiamo accontentarci.

L’Italia e la Norvegia.
E’ vero che il tasso di suicidi in Norvegia è superiore a quello italiano: 11,9 suicidi ogni 100.000 abitanti in Norvegia contro 6,3 in Italia (65esima nella graduatoria mondiale). Non è vero, però, che la Norvegia abbia un tasso così straordinariamente alto, e meno che meno che sia prima in Europa: nella graduatoria mondiale è 37esima, ed in Europa è superata da ben 20 nazioni, in ordine: Lituania (2 in classifica), Slovenia (8), Ungheria (9), Ucraina (12), Russia (13), Croazia (14), Lettonia (15), Moldova (16), Serbia (17), Belgio (18), Finlandia (19), Polonia (23), Estonia (25), Francia (26), Bosnia ed Herzegovina (28), Austria (30), Repubblica Ceca (31), Bulgaria (33), Romania (34) e Svezia (36).

Il podio.
Il primo premio per tasso di suicidi spetta alla Groenlandia, con un tasso incredibilmente alto: ben 108 persone su 100.000, valore che distacca parecchio il secondo posto, della Corea del Sud, con circa 31.7 persone su 100.000. In terza posizione la già citata Lituania, con un tasso di 31.6 abitanti su centomila.


Il freddo e la luce.
Diciamo una volta per tutte che le spiegazioni dovute alla mancanza di luce o al freddo sono un po' troppo semplicistiche per spiegare un fenomeno complesso come il tasso di suicidi. E' vero che le zone vicine al circolo polare artico sembrano toccate in maniera particolare da questo tipo di fenomeno, e i tassi elevati della Groenlandia e (soprattutto nel passato) dei paesi scandinavi, e il tasso altrettanto elevato della popolazione degli Inut, in terra canadese, soprattutto se comparato al tasso di suicidi generale del Canada, hanno suscitato un interessante serie di studi. Tuttavia le connessioni con il freddo sembrano insignificanti, dal momento che per tutti questi paesi i tassi di suicidio ad inizio del secolo erano prossimi a zero, e la temperatura è sempre stata molto rigida. Per quanto riguarda la luce, addirittura, è stato osservato in Groenlandia un incremento di suicidi durante l’estate, la cui giustificazione potrebbe essere l’insonnia causata dal sole notturno (quale causa prossima, mentre la causa remota andrebbe cercata altrove).

L’industrializzazione e i regimi. 
Una variabile che sembra invece ricorrente per molti popoli colpiti da un incremento nel tasso di suicidi è la presenza di un repentino cambiamento sociale che ha scardinato i meccanismi della cultura tradizionale. Osservando gli incrementi nella storia del tasso di suicidi, i primati nel tempo sono toccati a paesi che hanno subito bruschi cambi di regime politico (ad esempio la zona dell’ex-Urss), o a popoli con tradizioni secolari a cui l’industrializzazione ha imposto un radicale cambiamento di stile di vita (come le popolazioni oltre il circolo). In molte di queste zone all’incremento del tasso di suicidi si è aggiunto un alto tasso di consumo di alcool e di stati depressivi.

Il suicidio come fenomeno sociale.
L’anomia. Una teoria interessante sul fenomeno dei suicidi è stata elaborata dal sociologo Emile Durkheim, ed è riproposta nel libro Suicide in Asia, cause and prevention, in cui tra l’altro gli autori Park e Lester analizzano in profondità i dati relativi alla Corea del Sud. Secondo Durkheim i cambiamenti repentini nelle società possono comportare un declino della morale comune, che invece solitamente funge da collante sociale: l’individuo si ritrova in una condizione in cui le proprie norme e i propri valori non sono più rilevanti, ma un nuovo set di norme sociali non è ancora definito. Il legame tra presente, passato e futuro è difficile da individuare, le nuove condizioni sono difficili da controllare e si può sviluppare un forte senso di anomia (mancanza di norme comuni) e di isolamento sociale, soprattutto nella classe adulta e anziana; chi ne è colpito può commettere una grande varietà di azioni distruttive, tra cui il suicidio. Park e Lester presentano molti dati a conferma della validità della teoria della anomia: Yip e Tan (1998) mostrano come il tasso di suicidi in Hong Kong e Singapore nel boom economico degli anni 80 si sia quasi quintuplicato per la classe anziana. Clayer e Czechowicz (1991) mostrano come il tasso di suicidi presso gli Aborigeni sia passato da 10.1 su centomila a 105.3, ma che lo stesso fenomeno non si èverificato per chi ha mantenuto gli stili di vita tradizionali. Risultati analoghi sono mostrati da Chandler anche per i Nativi Americani (il suo ultimo studio ha l’esplicito titolo: “Continuità culturale come fattore protettivo contro i suicidi”).

Il sesso e l’età del suicidio.
In tutti gli stati osservati il tasso di suicidio maschile è estremamente più elevato di quello femminile; genericamente, i maschi si suicidano circa 5 volte di più delle femmine. Per quanto riguarda l’età, nella maggioranza delle nazioni il tasso di suicidi cresce al crescere dell’età, e colpisce soprattutto la classe adulta e anziana. Non è così, invece, in Groenlandia (così come in Finlandia circa 15 anni fa), dove l’emergenza è il suicidio giovanile e adolescenziale; si stima che circa un groenlandese su cinque abbia tentato il suicidio, e il problema si è trasformato recentemente in una vera e propria emergenza sociale, per altro a forte rischio emulazione. Per quanto riguarda i mezzi, stando agli studi nazionali, la Groenlandia spicca per impiccagioni e colpi d’arma da fuoco, mentre la Corea per avvelenamenti e impiccagioni.

Ancora Italia e Norvegia.
Riporta l’Istat che il tasso di suicidi in Italia è uno dei più bassi dei paesi Ocse, e si è persino ridotto negli ultimi 15 anni. La propensione al suicidio è circa tre volte maggiore nella popolazione di sesso maschile che femminile; è maggiore al Nord e minore al Sud, è maggiore per persone con titoli di studio più bassi e cresce al crescere della classe d’età. Per quanto riguarda la Norvegia, il tasso di suicidi ha raggiunto un picco nel 1988, ma da allora ha subito un progressivo decremento. Se qualche incontentabile vuole saperne di più, uno studio di Anders Barstad analizza la connessione tra fenomeni sociali e tasso di suicidi in Norvegia dal 1948 ad oggi. E con questo spero di aver sedato qualunque curiosità sui suicidi in Norvegia.

I dati sui suicidi.
Questo è uno dei casi in cui Wikipedia svolge una funzione d’oro. I dati sui suicidi nei paesi del mondo sono forniti dal WHO, sulla base dei più recenti dati forniti dalle nazioni, con ultimo aggiornamento nel 2011. Tuttavia la pagina inglese di Wikipedia sulla lista di paesi per tasso di suicidi riporta alcuni aggiornamenti con fonte documentata, spesso legata a statistiche ufficiali dei paesi stessi, la cui comunicazione al WHO non è ancora avvenuta. Nei casi dunque in cui le statistiche ufficiali fornivano risultati più aggiornati, ho approfittato del lavoro di documentazione svolto da Wikipedia per correggere le stime.
Fonte: datalamppost.altervista.org


Oms: “Nel mondo, un suicidio ogni 40 secondi. Tragedie evitabili”. 
Quaranta secondi. E’ questo il tempo che scorre tra un suicidio e l’altro, nel mondo.
A darne notizia è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nelle scorse ore ha diffuso un rapporto, relativo al 2012, basato su 172 Paesi. La media dei suicidi è terrificante, soprattutto a fronte delle possibilità di evitarli. “Ogni suicidio è una tragedia”, ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Margaret Chan, secondo cui “più di 800.000 persone muoiano per suicidio ogni anno e che per ogni morte in precedenza c’erano stati diversi tentativi.

Il paese con il più alto tasso di suicidi è, secondo l’Oms, la Guyana (44,2 ogni 100,000 abitanti), seguita dalla Corea del nord e del sud (38,5 e 28,9), e da Sri Lanka (28,8), Lituania (28,2), Suriname (27,8), Mozambico (27,4), Nepal e Tanzania (24,9), Burundi (23,1), India (21,1) e Sud Sudan (19,8). Seguono Russia e Uganda (19,5), Ungheria (19,1), Giappone (18,5) e Bielorussia (18,3). In Italia, invece, si uccidono sei personeogni 100.000 abitanti.

Contrariamente a questo si potrebbe credere, i Paesi con reddito più alto presentano una media di suicidi più alta: il 90% dei casi, inoltre, è causato dalla depressione. Più bassi i rischi nei paesi più poveri, che però, essendo più popolosi, rappresentano i tre quarti del totale.

Secondo il report, inoltre, i metodi maggiormente preferiti sono l’avvelenamento con pesticidi e l’impiccagione. Nelle aree urbane dell’Asia, però, è molto diffuso il lancio dai grattacieli. Ora, a fronte di tali dati, l’Oms si è posta l’obiettivo di ridurre i suicidi del 10% entro il 2020.

Pubblicato da Catherine 

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