martedì 17 ottobre 2017

La Batracomiomachia (in greco antico: Βατραχομυομαχία, "La guerra dei topi e delle rane") è un poemetto giocoso di 303 versi, parodia dell'epica eroica, nel quale si narra una guerra combattuta tra topi e rane. La parola è infatti costruita con le tre parole greche: βάτραχος batrachos (rana), μῦς mys (topo) e μάχη mache (battaglia). Il re delle rane Gonfiagote persuade il timoroso Rubabriciole, figlio del re dei topi Rodipane, a montare sulle sue spalle per visitare il lago, assicurandolo che non correrà pericoli. Tuttavia, appare all'improvviso un serpente d'acqua e Gonfiagote, per sfuggirgli, si immerge, facendo così annegare Rubabriciole. La guerra scoppia immediatamente, e proprio quando la vittoria sembra ormai dei topi, Zeus scaglia il suo fulmine, e allo stesso tempo i granchi, giunti sul campo di battaglia, annientano alcuni topi facendoli a pezzi, mentre altri fuggono in preda al panico. La battaglia si svolge nell'arco di un giorno, contro i dieci anni di durata della guerra di Troia. La Batracomiomachia è uno dei pochi testi pervenutici integri di quel filone di poesia parodica e scherzosa che dovette avere non poca diffusione probabilmente in ogni epoca della letteratura greca.

La Batracomiomachia (in greco antico: Βατραχομυομαχία, "La guerra dei topi e delle rane") è un poemetto giocoso di 303 versi, parodia dell'epica eroica, nel quale si narra una guerra combattuta tra topi e rane. La parola è infatti costruita con le tre parole greche: 
βάτραχος batrachos (rana), μῦς mys (topo) e μάχη mache (battaglia).

Il re delle rane Gonfiagote persuade il timoroso Rubabriciole, figlio del re dei topi Rodipane, a montare sulle sue spalle per visitare il lago, assicurandolo che non correrà pericoli. Tuttavia, appare all'improvviso un serpente d'acqua e Gonfiagote, per sfuggirgli, si immerge, facendo così annegare Rubabriciole. La guerra scoppia immediatamente, e proprio quando la vittoria sembra ormai dei topi, Zeus scaglia il suo fulmine, e allo stesso tempo i granchi, giunti sul campo di battaglia, annientano alcuni topi facendoli a pezzi, mentre altri fuggono in preda al panico.

La battaglia si svolge nell'arco di un giorno, contro i dieci anni di durata della guerra di Troia. 
La Batracomiomachia è uno dei pochi testi pervenutici integri di quel filone di poesia parodica e scherzosa che dovette avere non poca diffusione probabilmente in ogni epoca della letteratura greca. 

Alla parodia epica si dedicò forse Ipponatte, come sembrerebbe di poter dedurre dal frammento 128 W., e alcuni studiosi considerano parte del filone parodico anche le favole di Esopo. La guerra dei topi e delle rane, in particolare, recupera tematiche, scene e motivi dell'epica arcaica sovvertendoli in chiave di parodia.

Così, ad esempio, i concili degli dèi, la rassegna dei guerrieri, le esortazioni e le scene di battaglie con particolare attenzione dedicata alle varie tipologie di morte fanno parte del bagaglio tradizionale dell'epica, con speciale riferimento all’Iliade (ad esempio la trappola per topi è definita "inganno di legno" con evidente riferimento al cavallo di Troia), e trasferite nel contesto dei combattimenti tra topi e rane producono un notevole effetto di straniamento. Allo stesso modo, i combattenti sono modellati sui guerrieri greci e troiani che combatterono intorno a Troia. 

Funzione parodica ha soprattutto il lessico, anch'esso derivato dalla tradizione epica, ma rielaborato con iperboli e procedimenti di accumulo, come nella descrizione dei granchi, che vengono presentati da una serie lunghissima di aggettivi composti.

Nell'antichità, la Batracomiomachia veniva generalmente attribuita ad Omero. 
Tuttavia, la rana non è ormai più riconoscibile, e il particolare del rilievo viene ormai generalmente interpretato come un riferimento ai grammatici che in epoca ellenistica lavoravano intorno al testo dei poemi omerici, “rosicchiandoli” con le loro cure come topi. Se le notizie relative ad Omero vanno scartate come leggendarie, il nome di Pigrete, data la scarsità di informazioni che lo riguardino, non presenta minori problemi: a lui viene comunque assegnata la paternità del poemetto dall'editore di riferimento, il filologo tedesco Arthur Ludwich.

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